NOVELLETTE
SEMIPOETICHE
di me, di animaletti e d'altro
in arte musicale la
novelletta è breve
composizione
pianistica, descrittiva
n.d.a.
“ ad Alessandra,
diletta imprendibile chimera”
I
Rifuggo il troppo
molle
rimare di parole
come il tortuoso
ondeggiamento del
pensiero.
Preferisco battere un
sasso
per scoprire a volte
un idrofobo verme
antico
che incrina la pietra
dei dizionari.
II
Non fui felice mai,
solo a momenti.
L'infanzia fu piena
di gridi
e di richiami.
La tua voce sola
ora mi appaga
di navi che ho
lasciato partire
di primo mattino.
III
Non ho capito il
punto, l'equazione
l'equivoco del gioco.
Altri parametri
hanno retto altre
funzioni:
altre volte, non
questa.
Se il sangue tarda a
prendere il suo ritmo
dentro
senza trasalimenti
l'ulivo è secco !
Vorrei avere meno
anni,
un bivio per giocarmi
la vita
ancora una volta
e un'anima diversa.
IV
Le migliori forse non
si scriveranno mai
perché il pensiero
ti brucia a mezza
strada
sempre tra un treno e
l'altro
o ti manca una penna.
E un giorno dopo
il viso che incontri
è già diverso.
O sei mutato tu.
V
Non ho visto stomi
passare
tanti gridi ho udito
fino a sera.
Il giorno dopo
era mutata una
stagione.
VI
Son fermo là.
Ho posato vangelo e
coltello
la vita l'ho bevuta
in un fiato
a garganella
e ancora mi batte la
testa.
Vorrei tacere ora di
me.
Un pudore umano
frena tanti moti,
una mancata carica
volontariamente
fissa un'ora al
quadrante.
La ruggine fa il
resto.
VII
Quando mi chiedi di
raccontarti
una storia, esito.
Tra il vero e il
falso
l'inganno è troppo
semplice.
Non sempre sono
belle, vere mai,
ho perso fantasia.
E l'ingannato
a volte
è proprio il tuo
papà.
VIII
Ci ritroviamo ancora
faccia a faccia.
Gli anni han mutato i
contorni
qualche piega è più
fonda
altro forse lo
sguardo.
Abbiamo antichi
discorsi
da riprendere.
Vive un po' in me
quel tempo
a strappi
come è stata fin qui
la mia vita
solo un'effimera
continuità.
Ho mutato tanti
compagni
tante solitudini. Non
ho radici.
Ad un bivio
a bussola è
impazzita.
IX
Una vuota bottiglia
che male galleggia
ma l'acqua troppo
mossa
non riesce a entrare
nell'esigua
imboccatura.
Nessun messaggio del
naufrago
a chi è rimasto a
terra.
X
La vita di un poeta
son poi dieci minuti
di folgore
e tanti anni di
digiuno.
Ci si nutre di bacche
e pane secco
rubato agli uccelli.
Ma poche cose s'è
fatto
per tentare un volo.
XI
Non fa grinze perché
è nell'ordine
naturale delle cose.
Non è un buon frutto
che risana quello
marcio,
la natura è perfetta
anche quando
decompone.
E solo moscerini
sciamano
nel punto più fetido.
XII
Codici, percentuali
artifici insulsi che
mastichiamo
come chewing-gum
nevroticamente
nvece di...
Rosei cherubini
pisciano sulle carte
!
XIII
Di furia o con
pazienza
d'impeto con
scaltrezza
di mestiere o tentoni
si cerca sempre un
limite
o il segno del
percorso
che ti porti avanti
verso la fine.
A volte solo della
paura
ma sempre avanti.
XIV
Allontaniamo da noi
tutti i pensieri
come mosche
prima di un
temporale.
Fido è più logico,
finge di dormire
e le inghiotte
con un colpo di
lingua.
XV
Il giorno ha avuto
ha sempre la sua
logica:
lenti ruotismi
attorno
un punto fermo.
Ma cosa diremo poi
del gesto
insensato,
quando anche il
giorno
è stato un attimo di
più
nell'aria
come un aquilone !
XVI
Vediamo tutto
come da un treno in
corsa.
Solchi e orizzonti
- quel giallo dei
campi ! -
ruotano attorno un
perno
perso non si sa dove
nella pianura
che percorriamo.
XVII
La zingara beveva
caffè
nella stazione
come una regina.
Gonne di fiori ,
tutta una primavera,
e un laccio nei
capelli.
Sciamava dietro di
lei
un fiume di gente
accaldata
e di pensieri.
XVIII
La logica più sottile
è degli animali.
Solo gesti
essenziali,
secrezioni ordinate.
Come il ragno
che sputa angoli
eguali
per un agguato alla
mosca.
XIX
Non riesco a
togliermi di mente
quello che stavamo
dicendo
appoggiati con le
spalle al muro,
e poi, colti di
sorpresa
da quel volo di
folaghe...
Un attimo
irripetibile,
radendoci,
è piombato sul fiume.
Tutto è come fermo.
Aspettiamo qualche
evento
che ci faccia tremare
i ginocchi
o perdere
il colore del viso.
XX
Due rette parallele
in spazio aperto
tendono all'infinito.
Chi si alza troppo
per volerle inseguire
con lo sguardo
se le trova alla
nuca...
Anche secondo i
matematici !
XXI
Nutriamo sopra di
noi,
nelle pieghe più
riposte del corpo,
parassiti
che sfruttano la
situazione,
il nostro senso mdi
pudica
tolleranza.
Dovremmo lavarci
mattino e sera
come scrupolosi
igienisti
invece di commettere
errori di metodo.
XXII
In tutte le cose che
ci acquietano
c'è sempre qualcosa,
un ricordo che ci
porta indietro.
Ad atterrirci davvero
sono le cose
impensate
ed il futuro.
XXIII
Una siliqua, molto
decoro
non colore vivo,
niente umore,
anche il vaso inutile
o la bottiglia:
è secca !
XXIV
Possiamo nutrirci
della parte buona del
frutto bacato
e lasciar vivere il
verme:
nessuno però ci dice
di non scartare i
suoi escrementi.
XXV
Adattiamoci al limite
della nostra
immaginazione.
Altrimenti un
matematico
fa credere
che due rette
parallele
prima o poi
si incontrano
vicino a casa tua.
XXVI
Una casa è una casa
un porto è un porto
anche se qualche
barca
rompe gli ormeggi e
qualche fascio
si spezza contro il
molo
qualche berretto
vola sotto
l'incalzare
del maestrale.
XXVII
Anche oggi
il giorno si è
concluso.
Tanti chilometri
scartoffie, tante
parole, volti
sbarbati da
burocrati.
E infine due liriche
per compensare tutto.
XXVIII
Perso il contatto
mi tengo anch'io sul
margine.
Come il vecchio lupo
di mare
sbarcato per
vecchiaia
sogno vele e naufragi
seduto sulla
banchina.
XXIX
Si cerca sempre in un
cielo stellato
un meteorite o un
punto vivo
che si spegne
all'orizzonte
per essere testimoni
di qualcosa
che non si ripete.
XXX
Ad ogni incontro
c'è sempre una parte
di noi
che si frantuma ogni
volta,
il punto debole del
sistema...
XXXI
La vita in ogni modo
bisogna viverla e
comunque
tenerla viva.
Come il marinaio
che, contro vento,
con un cerino
fa fumare tutta una
barca.
XXXII
In questo giorno di
sole
che come un lampo
squarcia il lungo
grigio dell'inverno
si aprono le case,
si battono i tappeti,
si mette ogni cosa
all'aperto
e i divani sul
balcone.
Si fa pulizia della
polvere
che abbiamo
attribuito
ai nostri avi.
XXXIII
Lo spazio ci fa
convivere,
unisce di noi
contrasti
e cose disuguali.
A ben considerare
a non espellerci,
infima ragione,
è ormai solo
l'inerzia.
XXXIV
Non ho avuto mari o
fiumi
fuori dall'uscio o a
fondo valle.
L'Agri o il
Guadalquivir
il fragore del mare
erano altrove.
Pozze d'acqua piovana
hanno ingoiato le mie
zattere
assaltate dai
ranocchi.
XXXV
Tutto un monte di
fogli
in cui si salvano
solo qualche verso
e qualche
annotazione.
Come la vita !
Di tutti i giorni
spesi
solo qualcuno
vero.
XXXVI
Nessuno di noi
ha l'aspetto della
serpe
eppure il rettile
è entrato fra noi.
In chi si nasconda
è tutto
il nostro disagio.
Ma prima o poi
qualcuno di noi
griderà.
XXVII
Per scrivere qualche
verso
c'è bisogno di un
lungo
assedio
o basta il lampo
di un dolore.
XXXVIII
Chi dice che non sia
più giusto
il tuo pensiero?
Il mondo non è fatto
per l'uomo
se i luoghi più belli
sono inaccessibili.
A ben considerare
l'ordine superiore
è il vegetale.
Prima ti nutre
e poi col tempo
ti riprende.
XXXIX
Più lento il ritmo
del sangue, il cuore
sembra
chiudere le porte in
faccia
a qualcuno
per riposare. Del
giorno
restano poche cose
ultime a spegnersi.
Pendii colle salti e
fossati...
Come la volpe
braccata
ho lasciato lembi di
me
dappertutto
e pelo su fili
spinati.
XL
Come attorno un
cespuglio
due cani s'inseguono
l'un l'altro, si
cercano
notte e giorno,
la vita e il suo
contrario.